Mafia, condannata Martina Gentile a 4 anni e 8 mesi: Messina Denaro la chiamava “Taty”

La giovane, legata a Matteo Messina Denaro, ha ricevuto una condanna per favoreggiamento: il tribunale le ha inflitto anche un anno di libertà vigilata.

(www.teleone.it) Martina Gentile, figlia di Laura Bonafede, è stata condannata a quattro anni e otto mesi di reclusione. La donna, considerata vicina all’ex superlatitante Matteo Messina Denaro, era accusata di aver fatto parte della rete che ha favorito la latitanza del boss di Castelvetrano, morto nel settembre 2023.

Il processo si è svolto con rito abbreviato, e il giudice per l’udienza preliminare ha stabilito anche un ulteriore anno di libertà vigilata. La procura aveva chiesto per lei una pena più severa, pari a otto anni di reclusione, ma il tribunale ha optato per una condanna inferiore.

Secondo le indagini, Gentile avrebbe vissuto per anni a stretto contatto con la madre e il capomafia, contribuendo alla gestione dei suoi canali di comunicazione con la famiglia e con gli affiliati ancora in libertà. Le prove a suo carico emergono da decine di “pizzini” sequestrati a Messina Denaro.

La giovane donna è nota anche per aver scritto un necrologio in cui dichiarava il suo orgoglio per essere la nipote del boss Leonardo Bonafede. Il rapporto con Messina Denaro andava ben oltre il semplice legame familiare: lui la chiamava affettuosamente “Tany” e l’aveva cresciuta come una figlia.

Il cambiamento e il distacco dal passato

Interrogata dal giudice dopo l’arresto, Gentile aveva scelto di non rispondere alle domande, salvo poi rilasciare dichiarazioni spontanee. Ha ammesso di aver nutrito un forte affetto per il boss in passato, ma col tempo di aver compreso che quell’ammirazione era mal riposta.

Il padre biologico di Martina Gentile è attualmente detenuto con una doppia condanna all’ergastolo per omicidi commissionati da Messina Denaro. Solo di recente, la giovane ha dichiarato di aver preso coscienza della reale natura del boss e del rapporto che quest’ultimo aveva con sua madre, condannata a sua volta a 11 anni e 4 mesi di carcere.

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