Cronaca
Festa grande in queste REGIONI ITALIANE: la tassa più odiata qui è una sciocchezza | Fortunato chi ci abita
Fra promesse di abolizione e differenze territoriali enormi:…
Fra promesse di abolizione e differenze territoriali enormi: il punto su alcune fra le tasse più odiate e le regioni… avvantaggiate
Come ogni anno, anche in questo 2025 milioni di contribuenti saranno chiamati ad affrontare una vera e propria… giungla fiscale. Tra le imposte più criticate troviamo l’IMU, la tassa sulla casa che ha fatto discutere milioni e milioni di proprietari immobiliari. Nonostante alcune esenzioni e sconti, il suo peso resta forte soprattutto per seconde case e immobili a uso diverso dall’abitazione principale.
Non meno odiata è la TARI, tassa sui rifiuti che varia da Comune a Comune e spesso non corrisponde alla qualità del servizio offerto. Sono moltissimi i cittadini che lamentano bollette salatissime a fronte di una raccolta differenziata ancora inefficiente. Le proposte per riformarla si susseguono da anni, ma senza mai un vero cambiamento strutturale.
A completare il podio delle tasse invise agli italiani c’è il famigerato Canone Rai, percepito come una spesa ingiusta e obbligata. Nonostante il dibattito sull’eventuale abolizione o riduzione, la tassa sul possesso della televisione continua a essere riscossa direttamente in bolletta elettrica, generando malcontento diffuso.
Nel corso degli anni, governi di diverso colore hanno promesso tagli e alleggerimenti fiscali, ma raramente si è assistito a una vera eliminazione di queste tasse considerate “ingiuste”. Le ipotesi di cancellazione del Canone Rai, ad esempio, sono state più volte ventilate ma mai realizzate, così come gli annunci di riforme sulla TARI e sull’IMU.
Il peso dell’IRPEF e delle addizionali regionali
Oltre alle imposte locali, il grande protagonista della fiscalità italiana resta l’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. A essa si aggiungono le cosiddette addizionali regionali e comunali, che cambiano in base al luogo di residenza. Questo meccanismo crea differenze significative tra chi vive in una Regione piuttosto che in un’altra.
Ad esempio, un lavoratore con reddito annuo di 35.000 euro paga circa 926 euro di addizionali nel Lazio, ma soltanto 431 euro in Basilicata o Valle d’Aosta. La forbice diventa ancora più ampia per i redditi alti: un manager con stipendio da 70.000 euro paga oltre 2.000 euro nel Lazio, mentre a Bolzano se la cava con soli 385 euro. Una disparità che influisce direttamente sul reddito disponibile delle famiglie italiane.

Ma qual è la regione più fortunata
I soldi incassati dalle Regioni tramite le addizionali servono in gran parte a coprire i costi della sanità. Nel 2024, ad esempio, sono stati raccolti oltre 15 miliardi di euro, con un trend in crescita rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, nonostante la giustificazione legata ai servizi pubblici, i cittadini percepiscono queste imposte come un ulteriore fardello. Le simulazioni de Il Sole 24 Ore mostrano chiaramente che in Valle d’Aosta, a Trento e a Bolzano si registra un vantaggio notevole: in questi territori le addizionali vengono azzerate o restano molto più basse della media nazionale.
Ciò significa che, a parità di reddito, un pensionato o un lavoratore può risparmiare diverse centinaia di euro rispetto a chi risiede in Lazio, Campania o Umbria. Il risultato finale è un’Italia a due velocità: da un lato chi paga importi ridotti grazie a politiche regionali più leggere, dall’altro chi deve affrontare vere e proprie stangate fiscali, con differenze che incidono sul potere d’acquisto e sulla percezione generale di equità del sistema.
(www.teleone.it)
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