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Sicilia

Beve metadone: bimbo di 9 anni in terapia intensiva a Palermo

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Ore di apprensione a Palermo in seguito al ricovero d’urgenza in terapia intensiva di un bambino di nove anni che stamane ha ingerito del metadone, oppiaceo narcotico utilizzato nelle terapie del dolore e talvolta anche da chi ha una dipendenza da stupefacenti per ridurre gli effetti dell’astinenza.

Il bimbo, originario di Pioppo, frazione di Monreale, alle porte del capoluogo siciliano, è stato trasportato d’urgenza all’ospedale dei bambini Di Cristina e inizialmente le sue condizioni erano state considerate molto gravi. Nonostante un successivo miglioramento, la prognosi resta riservata. Al suo fianco i genitori, che non sono riusciti a spiegarsi come mai il figlio avesse ingerito la sostanza in forma liquida. Sull’accaduto indagano i Carabinieri della compagnia di Monreale. (Italpress)
(foto archivio)

Cronaca

Ponte sullo Stretto, “sentenza” di Orlando: “Non si farà, risorse sarebbero utili per altro”

“Pensate quante infrastrutture ferroviarie e viarie, scuole si potrebbero costruire con 14 miliardi di euro…”

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“C’è un solo modo per non avere paura del Ponte sullo Stretto, non farlo. Il Ponte è un’opera di 14 miliardi che non si farà, perché le stesse commissioni tecniche nominate dal ministero hanno sollevato più di 200 osservazioni”.

Queste le parole dell’ex sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. “A cosa serve allora spendere così tante risorse? Forse per prevedere due o tre miliardi per qualche progettista amico, per qualche tangente nascosta?”.

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L’effetto è quello di, ancora una volta, configurare lo Stato italiano – prosegue l’ex primo cittadino palermitano – come uno Stato coloniale. Pensate quante infrastrutture ferroviarie e viarie, scuole si potrebbero costruire con 14 miliardi di euro“, ha commentato nel corso della campagna elettorale in svolgimento a Palermo.

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Cronaca

“Al marito 4 colpi di pistola”: omicidio-suicidio a Palermo, colleghi sconvolti

Laura Lupo era in servizio nei vigili urbani da trent’anni, e da qualche anno era distaccata agli uffici del giudice di Palermo

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“Siamo sconvolti. Laura era apprezzata da tutti, non avremmo mai pensato a un epilogo così tragico. Aspettiamo di comprendere cosa sia successo, ma a caldo posso dire che nessuno di noi poteva immaginare una sciagura di questo tenore. Laura era una persona stimata alla quale volevamo tutti bene”.

Queste le parole di Nicola Scaglione, sindacalista e collega della donna trovata morta nella giornata di ieri a Palermo, dopo l’omicidio-suicidio che si è consumato in via Notarbartolo. Pietro Delia e Laura Lupo, commercialista e agente di polizia, erano tornati insieme dopo un periodo di separazione. Ma ci sarebbe stata una nuova grande, negli ultimi tempi. Da lì il tragico epilogo.

Come appurato dagli inquirenti, la donna avrebbe impugnato la pistola di ordinanza e avrebbe sparato contro il marito quattro colpi che lo hanno raggiunto al torace e all’addome. Poi, avrebbe rivolto contro di sé l’arma, prima ferendosi e poi togliendosi la vita. Sul corpo della donna sono state trovate ferite al collo ed alla testa. L’autopsia si svolgerà nei prossimi giorni.

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La drammatica scoperta è stata fatta in quanto la figlia, una giovane commercialista, non riusciva a contattare il padre, con il quale aveva un appuntamento. La chiamata ai Vigili del fuoco, che hanno fatto accesso nell’appartamento, poi il ritrovamento dei due corpi, con la donna che impugnava ancora la pistola.

In casa era tutto in ordine, nessun segno di infrazione. “Una storia che ci ha colto tutti di sorpresa. Nessuno poteva immaginare un dramma di questo tipo. La nostra collega era una persona caratterizzata da grande pacatezza e signorilità nel tratto e nel comportamento. Svolgeva l’attività – ha commentato il comandante della polizia municipale, Angelo Colucciello – negli uffici del giudice di Pace con grande professionalità e preparazione. Un’agente della polizia municipale irreprensibile”.

La coppia di coniugi era conosciuta e apprezzata per le loro attività. Laura Lupo era in servizio nei vigili urbani da trent’anni, e da qualche anno era distaccata agli uffici del giudice di Palermo.

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Cronaca

Dramma familiare a Palermo: omicidio suicidio, morti vigilessa e commercialista

L’allarme è scattato con la figlia della coppia, che non riusciva più a contattare i genitori. Sono stati i vigili a forzare la porta

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Dramma familiare in pieno centro, a Palermo. In un appartamento che si trova in via Notarbartolo, un caso di omicidio-suicidio, con una coppia che è stata ritrovata senza vita.

Sul caso, le indagini dei carabinieri. La donna che è stata trovata morta in casa era una vigilessa di 62 anni, del comando della polizia municipale di Palermo. E sembra che per l’omicidio-suicidio sia stata usata la stessa arma. La vittima è Laura Lupo, che è stata ritrovata con l’arma ancora in mano.

L’uomo, compagno della vigilessa, era Pietro Delia, un commercialista di 66 anni. Secondo quelle che sono le primissime ipotesi emerse, sarebbe stata proprio la donna a sparare per prima.

L’allarme è scattato con la figlia della coppia, che non riusciva più a contattare i genitori. Sono stati i vigili a forzare la porta e fare la drammatica scoperta.

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Cronaca

Mafia, delitto Agostino: al Pagliarelli prima udienza senza papà Vincenzo

Le accuse per gli imputati sono di duplice omicidio aggravato in concorso e di favoreggiamento aggravato

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Il dibattimento è alle battute finali e, secondo le previsioni, la sentenza definitiva potrebbe arrivare nel mese di luglio. Ma per la morte di Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, nella sala bunker del carcere Pagliarelli, per la prima volta ieri è rimasta vuota una sedia, quella del “papà coraggio” Vincenzo, deceduto due settimane fa.

LEGGI ANCHE: Se ne è andato “papà coraggio” Vincenzo Agostino: una vita in nome del figlio Nino – VIDEO
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Ha lottato con i denti fino alla fine, ma non ha saputo la verità sul terribile duplice omicidio del figlio della moglie, uccisi il 5 agosto del 1989. Le accuse per i due imputati, il boss dell’Acquasanta Gaetano Scotto e l’amico d’infanzia di Nino, Francesco Paolo Rizzuto, sono di duplice omicidio aggravato in concorso e di favoreggiamento aggravato.

L’avvocato di Scotto parla di un processo indiziario, guardando anche a piste interne alla polizia e ai servizi segreti, citando anche l’ultima frase della moglie di Agostino prima del delitto. Per lui la procura ha chiesto l’ergastolo, mentre per Rizzuto l’assoluzione. “Prima udienza senza il nonno Vincenzo – ha scritto il nipote Nino Morana sui social -, la sua assenza è pesante, ma noi resistiamo“.

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