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Bimba di 5 mesi lasciata per un’ora sotto il sole: i genitori ritrovati a fare shopping

Lasciano la figlia di 5 mesi in auto per un’ora sotto il sole, e vanno a fare shopping: genitori rintracciati, erano a far shopping

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Erano andati a far shopping nei negozi di Lucca. Ma per farlo, probabilmente più “rilassati”, hanno avuto l’idea di lasciare da sola in macchina la figlioletta di appena cinque mesi.

La piccola è dunque rimasta in auto, sotto il sole, per oltre un’ora. Quando tutto è finito, i genitori della bimba sono stati denunciati, e dovranno rispondere del reato di abbandono di minori aggravato.

L’incredibile vicenda accade in Toscana. L’episodio si è verificato nella zona di Ponte a Moriano. Come scrivono media locali, i due genitori, ovvero un uomo di 32 anni e una donna di 29 – originari dello Sri Lanka -, residenti nel Lucchese, hanno lasciato la loro bambina sul seggiolino, con la portiera chiusa. Poi, si sono allontanati per cercare punti vendita in zona.

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L’allarme è poi scattato quando la piccola ha iniziato ad urlare. Il suo pianto ha attirato l’attenzione delle persone che passavano da quelle parti. Scoperta la piccola in auto, un uomo ha iniziato ad urlare per richiamare i due genitori, che in quel momento non si trovavano in zona. E’ dunque partita la chiamata ai carabinieri. Sono stati loro ad attivarsi per rintracciare i due. Poi, la scoperta, dopo alcuni minuti di ricerca. I genitori della piccola stavano facendo shopping all’interno di un negozio.

La bambina, sofferente, è stata trasportata in ospedale e curata dai medici. I genitori hanno giustificato il gesto dicendo di non aver voluto svegliare la bambina, che stava precedentemente dormendo. Per i due, alla fine, la denuncia per abbandono di minori aggravato. 🖋 CONTINUA A LEGGERE su teleone.it

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Cronaca

L’addio a Vincenzo Agostino, Lorefice: “Una sentinella nella notte” – VIDEO

Cattedrale gremita da migliaia di persone per l’ultimo saluto al padre coraggio simbolo della lotta alla mafia

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“Vincenzo Agostino è stato da trentacinque anni – insieme alla sua amatissima moglie Augusta Schiera -, da quel tormentoso 5 agosto 1989, una vedetta, una sentinella, un vegliardo. Nonostante il buio della notte, allorché nel suo spirito poteva scendere una schiacciante angoscia, è diventato una fonte di incrollabile speranza per noi tutti, per questa nostra terra martoriata e per l’intero Paese; e particolarmente per i suoi cari e per noi che oggi lo salutiamo con il cuore spezzato ma con immensa ammirazione e con uno speciale debito di riconoscenza”.

LEGGI: Se n’è andato “papà coraggio” Vincenzo Agostino: una vita in nome del figlio Nino – VIDEO

Così l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, nel corso dell’omelia per i funerali di Vincenzo Agostino, in una cattedrale gremita da migliaia di persone per l’ultimo saluto al padre coraggio simbolo della lotta alla mafia e conosciuto per la sua lunga barba bianca che non ha mai tagliato dal 5 agosto 1989, quando cosa nostra uccise il figlio Nino, poliziotto, insieme alla moglie incinta Ida Castelluccio.

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“La lunga barba bianca di Vincenzo Agostino – sottolinea l’Arcivescovo di Palermo – ha rappresentato per noi il segno della resistenza attiva e proficua alla mafia e alle tante forme del “male strutturato” che ardiscono eliminare finanche – come lui stesso ebbe a dire – il «bene di un figlio, di una nuora, di un bambino […] mai conosciuto»; che sterminano Nino, un onesto e accorto servitore dello Stato, la sua giovane moglie Ida e il bambino che avevano concepito da pochi mesi; insanguina le strade della città, sparge afflizione nelle case e nelle famiglie, pianifica depistaggi, compra silenzi e connivenze anche tra esponenti del potere politico e delle istituzioni dello Stato. Questa è la notte! La notte delle persone, la notte delle comunità, del raffreddamento dei cuori, dell’idolatria del potere e delle cose materiali. L’eclissi del patto di fedeltà. Degli alti valori umani. Del rigore etico privato e pubblico. Della formazione delle coscienze. Ma quella barba è stata anche narrazione del suo vegliare nella notte, dell’uomo che con gli occhi penetra l’oscurità e attende con certezza l’irrompere della luce della verità che l’orgoglio e la tracotanza di uomini corrotti e alla ricerca di potere credono di sopraffare. Ha infuso speranza. Ha chiesto di non assopirci. Ci ha provocati a non cadere nell’indifferenza deresponsabilizzante e a non abituarci al male. Quella barba è quei capelli bianchi che esaltavano i suoi occhi pieni di luce nonostante le tenebre, sono stati per noi monito a rinnovarci, a rimanere desti, a porre domande: «se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!» (Is 21,12)”.

“La provata ma fulgida vita di Vincenzo e di Augusta – innamorati per sempre – ci sollecita – aggiunge monsignor Lorefice – a non indietreggiare dinanzi alle tenebre, di non abituarci al male, di non unirci agli empi e alle loro macchinazioni, di non patteggiare mai con i corrotti, di non farci avvincere dal laccio di una bramosia insensata e funesta (cfr 1Tm 6,9). Ha annunciato capacità di attesa, fermezza, indefettibilità, coerenza, resistenza, ricerca della verità e soprattutto speranza. Impegno per una città riscattata dal male. Lotta sincera, non simulata, alla criminalità organizzata, alla mafia, alle mafie che continuano imperterrite ad uccidere e a devastare le nostre città e le nostre case, i nostri figli. L’Evangelista Luca nel Vangelo descrive l’anziano vegliardo Simeone «uomo giusto e timorato di Dio» (Lc 2,25), che sa attendere attivamente, dentro lo scorrere della sua vita, l’adempimento delle promesse messianiche di Dio al suo «popolo Israele». Nell’incontro con Gesù, nel quale Simeone discerne la realizzazione della promessa fattagli dallo Spirito di vedere prima di morire il Messia del Signore, l’anziano vegliardo non dice: “ora posso scomparire”, ma: “ora è finito il tempo della mia fatica”.

“E’ finita la fatica di Vincenzo. Ora ci è chiesto di assumerla di portarla avanti noi. Il testimone passa a noi. Siamo qui per questo, per continuare a vegliare nella notte. E’ il modo migliore per dimostrare a tutti voi cari congiunti, e in particolare a voi carissime Flora e Nunzia e a voi nipoti, a te carissimo Nino, la nostra vicinanza e la nostra gratitudine a papà e a nonno Vincenzo. In una città che ha assistito al sacrificio di tanti uomini e donne delle istituzioni, della società civile e della Chiesa palermitana, possa la sua credibile e costante testimonianza continuare ad essere uno sprone nella costruzione di una città degli uomini giusta e solidale, libera dalle “strutture di peccato” mafiose e dalla corruzione e dalla falsità imperante. Ci sostenga la fede in Gesù Cristo risorto dai morti, alimentata dalla speranza dei cieli nuovi e della Terra nuova, così come ha sostenuto Vincenzo e Augusta”. (Italpress)

Di seguito, il servizio Medianews-Teleone di Gabriella Ricotta

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Cronaca

Palermo, 16enne aggredito da diversi coetanei in centro: mandibola rotta

Si tratta del nuovo caso di violenza avvenuto nel pieno centro di Palermo, ai danni di un adolescente

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E’ stato colpito al volto da diversi ragazzi, poi, un ragazzo di 16 anni è stato lasciato a terra, ferito. Si tratta del nuovo caso di violenza avvenuto nel pieno centro di Palermo, dove un adolescente è stato preso di mira da un gruppo di giovani nella zona di piazza Verdi.

Il ragazzo si trovava nei pressi del Teatro Massimo, quando improvvisamente è stato colpito da un aggressore, che è stato a sua volta poi raggiunto dagli altri ragazzi. C’è stata una accesa discussione, poi la violenza. Alla fine, il ragazzo ha contattato i genitori, che lo hanno portato all’ospedale Civico.

Lì è emersa una frattura alla mandibola, per la quale è necessario anche un intervento chirurgico. Ematomi riportati anche sul naso, sulla nuca, oltre che sulla spalla.

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I carabinieri indagano sulla vicenda, e un contributo potrebbe essere dato dalle telecamere di sorveglianza installate in zona. Il 16enne ha spiegato alle forze dell’ordine di essere anche stato minacciato attraverso i social.

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Cronaca

Palermo, Il ponte Corleone “raddoppia”: sarà a 8 corsie, lavori al via – FOTO

Il ponte Corleone di Palermo raddoppia le corsie: l’annuncio arriva oggi, e i lavori (al via fra pochi mesi, giugno 2024) permetteranno di agevolare il traffico in una delle arterie più importanti della città. Si tratta di un’opera che sarà completata entro il 2026, finanziata con i fondi regionali Poc, che trasformerà l’attuale ponte, passando […]

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Il ponte Corleone di Palermo raddoppia le corsie: l’annuncio arriva oggi, e i lavori (al via fra pochi mesi, giugno 2024) permetteranno di agevolare il traffico in una delle arterie più importanti della città.

Si tratta di un’opera che sarà completata entro il 2026, finanziata con i fondi regionali Poc, che trasformerà l’attuale ponte, passando da quattro a otto corsie.

Il progetto permetterà di dimezzare i tempi percorrenza e ridurre al minimo l’emissione di CO2: circa 3000 tonnellate in meno immesse nell’atmosfera. Un connubio tra praticità e sostenibilità ambientale per garantire una maggiore qualità della vita per tutti i viaggiatori.

Alla conferenza stampa di oggi presenti il presidente della Regione, Renato Schifani, l’assessore alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla e l’assessore ai Lavori pubblici, Totò Orlando.

“Una grande occasione – ha sottolineato Aricò – di estrema importanza per Palermo e la Sicilia, perché abbiamo trovato le risorse per finanziare il 100% dell’opera. Si tratta totalmente di fondi regionali della programmazione del 2014-2020. Ci sono voluti dei mesi per “rastrellare” questi 17 milioni che serviranno per finanziare l’opera nella sua interezza”.

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Cronaca

Mafia, beni sequestrati a Leonardo Greco, nipote del “Papa”

Sequestrati beni per un milione di euro a Leonardo Greco, ritenuto il capo del rione palermitano di Ciaculli

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Sequestrati beni per un milione di euro a Leonardo Greco, ritenuto il capo del rione palermitano di Ciaculli e arrestato nell’operazione Cupola 2.0 a dicembre del 2018.

Leandro, figlio di Giuseppe e nipote del “Papa” Michele Greco (morto nel 2008), è stato condannato nel dicembre del 2020 a 12 anni di reclusione per appartenenza alla mafia con un ruolo direttivo.

Il sequestro, come riporta l’agenzia ansa, è stato compiuto dal nucleo Investigativo dei carabinieri di Palermo, che hanno eseguito un provvedimento della sezione misure di prevenzione del tribunale.

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Grazie anche alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, è venuto fuori che Leandro Greco stava riorganizzazione la commissione provinciale di Cosa nostra, prendendo parte a numerosi incontri con esponenti di vertice di altri mandamenti.

Sono state sequestrate due imprese individuali a Palermo, con attività di ristorazione e di ingrosso di prodotti ortofrutticoli; un immobile nel capoluogo siciliano, destinata a laboratorio artigianale e 12 rapporti bancari.

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