News e Focus
Diletta Leotta ed Elodie, la stagione riparte fra squat e allenamenti all’aperto
Le due amiche tornano in città e riprendono gli allenamenti tra impegni lavorativi e progetti futuri
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Diletta Leotta ed Elodie hanno ripreso ad allenarsi insieme nel parco di Porta Nuova, a Milano, sotto la Torre Solaria e il Bosco Verticale. Le immagini pubblicate nella giornata di ieri hanno riscosso grande successo fra i fan delle due amiche, e raccolto centinaia di commenti sui social.
In un caldo pomeriggio di sole, le due amiche si sono cimentate in esercizi a corpo libero, pull down con cavo e bridge a terra con elastico. Tra una serie e l’altra, però, non sono mancate le risate. Mentre Diletta resisteva agli sforzi, Elodie, esausta, si appoggiava a un albero dicendo “Non ce la faccio più”, mentre il loro personal trainer le riprendeva divertito.
Non è raro vedere Diletta Leotta allenarsi nella palestra all’aperto della Biblioteca degli Alberi, dato che vive nelle vicinanze e spesso attraversa il parco con la sua piccola Aria nel passeggino.
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Dopo il rientro in città, Diletta ed Elodie hanno deciso di riprendere gli allenamenti, sfidandosi in gare di squat e altri esercizi a corpo libero. Anche durante le vacanze, la Leotta non ha rinunciato al suo regime di allenamento, nemmeno durante la luna di miele con Loris Karius.
Le due amiche si preparano a una nuova stagione ricca di impegni. Diletta, che ha da poco festeggiato 33 anni, è già tornata ai suoi ruoli di conduttrice per il campionato di calcio e speaker radiofonica, oltre a essere al timone del programma “La Talpa”.
Elodie, invece, continua a brillare non solo con le sue canzoni, ma sarà anche protagonista del famoso calendario Pirelli 2025, di cui sono già stati rivelati alcuni scatti di backstage. Conclusa la stagione estiva e le vacanze con i rispettivi partner, Diletta ed Elodie si mantengono in forma tra allenamenti all’aperto e momenti di complicità sul prato.
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News e Focus
Addio a Paolo Zanella, vita spezzata a 37 anni dopo malore improvviso: “Era il nostro gigante buono”
La comunità di Castello di Godego in lutto per la scomparsa improvvisa di un giovane imprenditore e appassionato di paintball
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La comunità di Castello di Godego, nella provincia di Treviso, è sotto shock per la prematura scomparsa di Paolo Zanella, 37 anni.
Nella giornata di martedì i familiari, allarmati dal suo silenzio e dal telefono che squillava a vuoto, hanno raggiunto la sua abitazione. Lo hanno trovato senza vita nel suo letto. Ancora ignote le cause del decesso, e saranno necessari ulteriori accertamenti per chiarirne le circostanze.
I funerali non sono stati ancora fissati, in attesa del nulla osta delle autorità. Paolo, molto conosciuto e amato nella zona, lascia i genitori Gastone e Maria Luisa, con i quali aveva pranzato domenica scorsa, e il fratello maggiore Andrea.
La vita di Paolo era caratterizzata da tante esperienze e passioni. Libero professionista, aveva lavorato all’estero nel settore tessile accanto al padre e trascorso alcuni anni a Miami, negli Stati Uniti. Ma ciò che lo rendeva unico agli occhi di amici e conoscenti era la sua passione per il paintball, uno sport che lo aveva conquistato nel 2009.
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Da una semplice partita tra amici, Paolo aveva dato vita a una squadra agonistica e persino fondato un campo da gioco in via Pagnana a Castello di Godego, accanto alla Baita al Lago. Il suo entusiasmo e la sua dedizione avevano reso quel luogo un punto di riferimento per gli appassionati di paintball della zona.
Nonostante la sua imponente statura – sfiorava i due metri – Paolo era noto soprattutto per il sorriso che portava ovunque. Gli amici lo ricordano come una persona generosa, sincera e piena di idee: “Era un ragazzo di altri tempi, altruista e con un cuore grande. La sua scomparsa ci ha lasciati senza parole, è davvero una perdita enorme. Era il nostro gigante buono”.
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Tragedia a Cosenza: crolla tetto del capannone in cui lavora, 26enne precipita da 10 metri e muore
Il giovane stava lavorando in un capannone a Mandatoriccio: indagini in corso sulle cause dell’incidente
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Un grave incidente sul lavoro si è verificato a Mandatoriccio, in provincia di Cosenza, dove Maicol Affatato, un operaio di 26 anni, ha perso la vita mentre era impegnato in un intervento su un capannone industriale.
La tragedia è avvenuta quando una parte del tetto dello stabile ha improvvisamente ceduto, facendo precipitare il giovane da un’altezza di almeno 10 metri.
Durante la caduta, il 26enne ha battuto violentemente la testa, riportando traumi fatali. Nonostante l’intervento immediato degli operatori del Suem 118 e l’arrivo di un elisoccorso, per il giovane non c’è stato nulla da fare. I soccorsi, pur tempestivi, si sono rivelati inutili.
Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i carabinieri, che stanno effettuando i rilievi per chiarire la dinamica dell’accaduto.
Sotto shock Mandatoriccio, mentre adesso si attende di conoscere i risultati delle indagini per accertare eventuali responsabilità: al momento, si lavora per capire se siano state rispettate tutte le norme di sicurezza sul lavoro.
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Codice strada, guida sotto effetto di stupefacenti: Cassazione “boccia” riforma Salvini per i “falsi”
I giudici chiedono maggiore rigore: non basta un test positivo, serve la prova dell’incapacità alla guida
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La Corte di Cassazione ha messo in discussione alcuni aspetti della riforma Salvini del 2024 sul reato di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
La riforma prevede l’incriminazione penale di chiunque risulti positivo a un test antidroga, senza verificare se il conducente sia effettivamente incapace di guidare. Una recente sentenza, però, ha stabilito che questa misura rischia di essere imprecisa e ingiusta, evidenziando il problema dei falsi positivi.
Secondo la Cassazione, il solo esame delle urine, spesso utilizzato nei controlli, non è affidabile. Questo tipo di test rileva la presenza di sostanze anche molto tempo dopo l’assunzione, senza dimostrare un’alterazione psicofisica attuale. Al contrario, l’esame del sangue è ritenuto più attendibile per accertare se il conducente sia sotto l’effetto di droghe al momento del controllo.
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La riforma Salvini ha destato preoccupazioni soprattutto tra chi utilizza farmaci a base di sostanze psicotrope o ha consumato droghe giorni prima del test. In questi casi, una positività non implica necessariamente pericolosità alla guida. La Cassazione ha quindi ribadito l’importanza di una valutazione globale dello stato del conducente.
LEGGI ANCHE: Patente sospesa anche per una Tachipirina? “Potrebbe accadere”
Oltre agli esami tossicologici, le forze dell’ordine devono osservare elementi come coordinazione dei movimenti, eloquio e stato emotivo per accertare l’alterazione delle capacità. Questo approccio permette di individuare i comportamenti realmente pericolosi, evitando di penalizzare chi non costituisce un rischio per la sicurezza stradale.
La sentenza della Cassazione, pur riferendosi a fatti accaduti prima della riforma, di fatto ne corregge alcune criticità. Non basta un test positivo per accusare un automobilista: serve una prova concreta che dimostri l’incapacità alla guida.
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Bimbo morto a 3 anni: indagato uno dei genitori con l’accusa di omicidio
Il piccolo residente a Brunico è morto il 26 dicembre scorso in ospedale. Si attende l’esito dell’autopsia
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Omicidio volontario. La Procura di Bolzano indaga per questa ipotesi di reato in presenza di maltrattamenti dopo la morte di un bambino di 3 anni residente a Brunico. Il piccolo è morto lo scorso 26 dicembre in ospedale, dove era stato ricoverato tre giorni prima.
Il personale medico aveva fin da subito segnalato la presenza di numerosi lividi ed ematomi sul corpicino, ipotizzando che il bimbo potesse essere stato vittima di maltrattamenti e che le gravi lesioni cerebrali riscontrate fossero conseguenza di atti dolosi. A essere stato iscritto nel registro degli indagati è uno dei genitori del piccolo.
Attesa per l’esito dell’autopsia
L’iscrizione si è resa necessaria anche per disporre l’autopsia. L’accertamento autoptico si è svolto il 30 dicembre presso l’ospedale di Bolzano. “Allo stato attuale l’esito dell’autopsia non è ancora prevenuto, essendosi la patologa incaricata riservata di presentare le proprie valutazioni entro 60 giorni dall’incarico. Da una prima e superficiale valutazione non sono emersi elementi a conferma dell’ipotesi investigativa, ma non si possono escludere, allo stato, azioni di natura dolosa. Vige, in ogni caso, il principio di innocenza”, comunica la Procura bolzanina.
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