Vetrina
Oligarchi russi, stili di vita lussuosi… cancellati dopo le sanzioni
I russi “megaricchi” che vivono in Gran Bretagna sono letteralmente stati ridotti alle lacrime dopo le sanzioni della guerra in Ucraina. Praticamente “distrutti”, come riportano i media inglesi, i loro “stili di vita lussuosi”.
Gli “amici” di Putin nella tenuta di St George’s nel Surrey non sono più in grado di pagare voli privati, vacanze o persino taxi, dal momento che le loro carte di credito sono state bloccate.
Molti sono stati costretti a chiedere al personale di pagare i taxi dopo aver scoperto che gli account executive di Uber collegati alle loro carte erano stati chiusi.
Un assistente personale di diversi oligarchi della tenuta ha raccontato ieri alla Bbc: “Ho dovuto sopportare di sentirli piangere perché non possono più salire a bordo di un jet privato o prenotare una vacanza o addirittura prendere un Uber. Ma è difficile provare simpatia. Non importa a loro se le persone muoiono in Ucraina”.
L’informatore ha detto che una “moglie russa super ricca è crollata in lacrime dopo che i gli ordini per la sua villa di St George da 10 milioni di sterline sono stati bloccati”.
L’informatore, che ha chiesto di non essere nominato per paura di rappresaglie, ci ha detto: “Queste persone non si preoccupano delle sofferenze in Ucraina. Si preoccupano solo di se stessi e di come le sanzioni stanno iniziando a influenzare il loro stile di vita da champagne“.
“Appena prima della guerra una delle famiglie russe benestanti che conosco nel Surrey ha pagato 24.000 sterline per far volare granchio vivo e caviale nero da Mosca su un jet privato per una festa. Ma ora tutto sta cambiando ed è bello vedere che devono adattarsi al loro nuovo posto nel mondo“.
Cronaca
Mafia, condannata a 11 anni la maestra Laura Bonafede, amante di Messina Denaro
La donna, sentimentalmente legata al boss Matteo Messina Denaro, era stata inizialmente accusata di favoreggiamento
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Il Gup di Palermo, Paolo Magro, ha condannato Laura Bonafede, insegnante di Campobello di Mazara e figlia del noto padrino locale, a 11 anni e 4 mesi di carcere per associazione mafiosa.
La donna, sentimentalmente legata al boss Matteo Messina Denaro, era stata inizialmente accusata di favoreggiamento, accusa poi trasformata in associazione mafiosa.
Secondo le indagini della Procura, Bonafede avrebbe fornito copertura e supporto a Messina Denaro durante la sua lunga latitanza.
L’insegnante, insieme alla figlia, avrebbe vissuto con il boss, garantendo la continuità delle comunicazioni con gli altri membri mafiosi e aiutando a mantenere “segreta” la sua presenza.
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Il processo si è svolto con rito abbreviato, circostanza che ha permesso di definire la pena più rapidamente. Le prove raccolte hanno portato a dimostrare il ruolo attivo di Bonafede nel proteggere Messina Denaro, un aspetto che la Procura ha ritenuto aggravante, contribuendo alla condanna finale.
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Cronaca
Tragico schianto a Monreale, muore papà 25enne dopo un’uscita di strada
Il 25enne perde la vita in un drammatico incidente automobilistico nella provincia di Palermo
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Ancora sangue sulle strade siciliane. Emanuele Favaloro, un giovane automobilista palermitano di 25 anni, ha perso la vita dopo un grave incidente stradale avvenuto nei pressi di Pioppo, Monreale.
Favaloro stava tornando a casa alla fine del suo turno di lavoro quando la sua auto è uscita di strada per cause ancora da accertare.
Subito soccorso e trasportato all’ospedale Ingrassia di Palermo, le condizioni del giovane padre di un bambino di quattro anni sono apparse fin da subito critiche.
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Nonostante i tentativi di rianimazione da parte dei medici, ogni sforzo si è rivelato vano, e Favaloro è deceduto poco dopo l’arrivo in ospedale.
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Cronaca
Maxi blitz antidroga a Messina: smantellate tre organizzazioni di spaccio
Cento agenti in azione contro una rete criminale: 24 arresti e un sistema di sorveglianza hi-tech scoperto
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La polizia di Messina ha eseguito un’ampia operazione antidroga, colpendo al cuore tre distinte organizzazioni criminali attive nel quartiere di Santa Lucia sopra Contesse.
All’alba, oltre cento agenti hanno fatto irruzione nell’area, dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile, hanno portato all’arresto di 24 persone con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, tra cui cocaina, crack e marijuana.
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Una delle scoperte più sorprendenti è stato un manufatto abusivo utilizzato come base per lo spaccio, dotato di un avanzato sistema di videosorveglianza per monitorare l’area e prevenire irruzioni. Grazie a mesi di investigazioni e appostamenti, la polizia ha potuto raccogliere prove concrete contro i principali membri delle organizzazioni.
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Cronaca
Mafia, condanne e assoluzioni nel processo Resurrezione a Palermo
Oltre 150 anni di carcere per quattordici imputati, assolti in cinque
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Il Gup del tribunale di Palermo, Marco Gaeta, ha emesso sentenze per un totale di 150 anni di carcere per quattordici imputati nel processo Resurrezione.
Questa indagine, risalente al luglio dell’anno scorso, ha portato alla luce il ritorno all’attività di due capimafia storici: Michele Micalizzi e Salvatore Genova, detto “Salvo”. Mentre Micalizzi è coinvolto in un altro filone dell’inchiesta, Genova è stato il principale imputato in questo processo, chiuso oggi con una sentenza in rito abbreviato.
Tra gli imputati, oltre ai collaboratori più stretti di Genova, figurava anche un ex commercialista, Giuseppe Mesia, anch’egli condannato come richiesto dal pm Giovanni Antoci del pool coordinato dal procuratore aggiunto Marzia Sabella.
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In totale, cinque imputati sono stati assolti.
Genova era in aperta concorrenza con Micalizzi, situazione che ha contribuito a riaccendere dinamiche di potere interne alla mafia palermitana. Nonostante la riduzione di un terzo della pena, prevista per il rito abbreviato, il Gup ha condannato Genova a 18 anni di carcere. Condanne ancora più severe, rispettivamente di 20 anni, sono state inflitte a Sergio Giannusa e Mario Napoli, legati a Genova e già condannati in passato per crimini legati alla mafia e all’estorsione nel 2013.
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