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Disastro ad Amalfi, scontro veliero-motoscafo: muore editrice di Harry Potter

E’ risultato positivo ai test tossicologici il conducente del motoscafo sul quale si trovava Adrienne Vaughan, 45 anni

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I motivi sono ancora da accertare, ma quella avvenuto nella Costiera Amalfitana è, di certo, una tragedia che farà parlare. Anche perché è risultato positivo ai test tossicologici il conducente del motoscafo sul quale si trovava Adrienne Vaughan, 45 anni, la presidente Usa della casa editrice Bloomsbury.

L’azienda è famosa nel mondo per la pubblicazione della celebre serie di romanzi fantasy su Harry Potter. Al largo di Amalfi la donna ha perso la vita dopo il terribile scontro tra il motoscafo e un veliero.

E’ avvenuto tutto davanti al fiordo di Furore, nella Costiera Amalfitana. Per motivi che si stanno cercando di accertare il motoscafo sul quale viaggiavano Adrienne Vaughan, il marito e i figli di 14 e 11 anni è andato a scontrarsi con un veliero turistico, il Tortuga. (continua sotto)

A bordo c’erano circa 80 persone, che stavano festeggiando un matrimonio. La donna è stata sbalzata in mare per l’impatto, e dopo essere stata recuperata dalla Capitaneria di porto, è stata trasferita in ospedale. Le conseguenze delle ferite riportate, purtroppo, erano troppo gravi, e la 45enne ha perso la vita. Il marito è rimasto lievemente ferito, illesi invece i due bambini.

Il conducente del motoscafo, un trentenne campano, nell’impatto ha riportato un’infrazione al bacino e la frattura di alcune costole. Al pronto soccorso dell’ospedale di Salerno è stato sottoposto ai test tossicologici, che hanno dato esito positivo. La Procura di Salerno ha aperto un’inchiesta e ha delegato le indagini ai militari della Capitaneria di Porto. Il comandante del veliero, un 55enne campano, è risultato negativo ai test tossicologici.

Adrienne Vaughan era arrivata in Italia insieme al marito Mike White e ai figli alla fine di luglio. La famigliola si era concessa una lunga vacanza in Europa. Il giorno prima dell’incidente avevano trascorso una giornata a Roma, avevano girato per le vie del centro e avevano visitato il Colosseo e i fori romani. Poi l’arrivo ad Amalfi e la decisione di fare un giro in motoscafo.

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Sta dormendo, ma sprofonda con il letto al piano di sotto: dramma a Roma

L’incredibile incidente nel quartiere Africano: la donna è stata ricoverata in codice rosso, con alcune fratture. Ecco cos’è successo

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Si trovava normalmente a letto. E stava, come sempre a quell’ora, dormendo. Improvvisamente, il solaio ha ceduto e la sfortunata protagonista dei fatti è letteralmente sprofondata al piano di sotto.

Si tratta di una vera e propria tragedia sfiorata, nella tarda serata di ieri, in un palazzo di viale Eritrea, nel quartiere Africano a Roma. A precipitare al piano di sotto, per il crollo del solaio, è stata una donna di 76 anni. La sfortunata vittima è caduta con tutto il letto al piano di sotto, dove – secondo quanto è poi trapelato – ci sarebbero stati nei giorni scorsi dei lavori di ristrutturazione.

Dopo l’incidente sul posto sono giunti i vigili del fuoco, polizia, carabinieri e polizia locale. Nel piano sottostante non c’era nessuno al momento del crollo, ma per sicurezza l’intero stabile di viale Eritrea è stato evacuato. Sotto sequestro i due appartamenti interessati: sesto e settimo piano ora sotto sequestro per accertamenti.

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Come è stato poi successivamente appurato, il materasso avrebbe attutito il colpo. Alla fine, la donna è rimasta ferita ed è stata portata in ospedale in codice rosso con alcuni traumi. Per lei, solo alcune fratture al braccio destro.

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Turetta incontra i genitori: “Pagherò fino alla fine, so che non mi perdonerete”

L’incontro fra il giovane che ha ucciso Giulia Cecchettin ed i propri familiari: le parole durante la “prima volta” in carcere

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Sono pur sempre il papà e la mamma, ed hanno scelto assieme di “non abbandonarlo”. Quel ragazzo, fino ad un mese fa, veniva da loro considerato un “figlio perfetto”, ma si è poi dimostrato capace di un terribile femminicidio.

I genitori di Filippo Turetta, alla fine, hanno deciso che era giunto il momento di incontrarlo, dopo avere “saltato” la prima occasione. La prima volta – dopo il delitto di Giulia Cecchettin – è avvenuta nel carcere di Verona, dove è detenuto da otto giorni. Nicola Turetta ed Elisabetta Martini sono entrati nell’istituto penitenziario nella giornata di ieri ed hanno parlato con il figlio per circa un’ora.

Hanno pianto, si sono abbracciati e l’ex studente di ingegneria biomedica ha ripetuto parole già usate davanti ai magistrati: “Devo pagare tutto fino alla fine, ho fatto qualcosa di terribile, ho perso la testa, ma non volevo e so che non potrete mai perdonarmi”.

LEGGI ANCHE: Omicidio Giulia, interrogatorio Turetta: “M’è scattato qualcosa in testa”

I due hanno lasciato poi il carcere in lacrime, ringraziando gli agenti della polizia penitenziaria per il loro lavoro di custodia, e hanno promesso al figlio che torneranno.

Le indagini, intanto, proseguono, anche se chi sta indagando ritiene esaustivo l’interrogatorio di nove ore reso da Turetta due giorni fa. Al momento non ne sono stati programmati altri per ora. Il 21enne aveva sostenuto di “avere perso la testa” l’11 novembre scorso, quando Giulia gli aveva ribadito che non c’era spazio per riallacciare una relazione e che doveva smetterla di seguirla e ricattarla psicologicamente. Lui ha detto che era “ossessionato” da lei.

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Bambine di 10 e 12 anni ladre d’appartamento: l’intervento della polizia

All’inizio le due “piccole” hanno cercato di negare l’evidenza, poi hanno consegnato gli strumenti alle forze dell’ordine

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Sono state fermate dalla polizia, ed hanno appena 10 e 12 anni. Si tratta di due bambine che gli agenti, a Milano, hanno sorpreso mentre cercavano di scassinare la porta di ingresso di uno stabile.

Le bambine erano già note alle forze dell’ordine che le hanno seguite dalla stazione di Busto Arsizio fino al centro città, avendo notato che le due camminavano sole. La bambina di 12 anni era già nota alla polizia per furti in appartamenti. Colte in flagrante, all’inizio le due hanno cercato di negare l’evidenza, poi hanno consegnato gli strumenti che avevano per compiere i furti e sono state accompagnante in questura.

È a questo punto che la più grande è stata trovata nel sistema delle forze dell’ordine, con nomi e date di nascita diversi. Le due bambine, di etnia rom, hanno poi fornito un contatto da chiamare, che non apparteneva però ai genitori.

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La donna dall’altra parte della cornetta ha risposto dicendo che avrebbe mandato un avvocato di fiducia, che ha preso le due in affidamento. Per l’età inferiore ai 14 anni le due bambine non sono imputabili.

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Aggressione a colpi di martello: un morto e due feriti a Parigi

La vittima dell’aggressione è stata trovata in arresto cardiorespiratorio sul ponte Bir-Hakeim, poco prima delle 22

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È accaduto tutto nella tarda serata di ieri, sabato 2 dicembre, a Parigi. Un ragazzo francese di 26 anni – di origine iraniana – ha ucciso un turista tedesco-filippino di 23 anni. La tragedia si è consumata nel 15° arrondissent e ci sono anche due feriti, tra cui un inglese di 66 anni.

Il giovane era schedato con la “S” per islamismo radicale, e avrebbe detto alle forze dell’ordine, che lo hanno arrestato, che non sopportava “che gli arabi fossero uccisi nel mondo” e voleva morire da martire. L’uomo, che soffrirerebbe di disturbi psichiatrici, era stato condannato nel 2016 per aver tentato un altro attacco, secondo quanto affermato dal ministro dell’Interno francese, Gérard Darmanin.

La vittima dell’aggressione – scrive Le Parisien – è stata trovata in arresto cardiorespiratorio sul ponte Bir-Hakeim, poco prima delle 22. È morta per una ferita da coltello alla schiena e alla spalla. Poi, una seconda persona è stata ferita alla testa con un martello ed è stata soccorsa dai vigili del fuoco.

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Quando è stato arrestato, il 26enne ha minacciato la polizia con lo stesso martello e ha gridato “Allah Akbar”. La polizia ha poi utilizzato due volte una pistola a impulsi elettrici per immobilizzare l’aggressore, arrestato in Avenue du Parc de Passy.

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