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Sicilia

Il Catania cade ancora: a Potenza ci pensa Caturano, Tabbiani ancora a rischio

Gara decisa da Caturano, alla mezz’ora del primo tempo, con assist di Andrea Di Grazia, giocatore catanese

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Ancora una sconfitta per il Catania, che questa volta rimane a mani vuote nella trasferta di Potenza. Non è bastata ai rossoazzurri la grande spinta dei circa 400 tifosi etnei, che dopo il sorriso ritrovato nel turno infrasettimanale, perdono allo stadio “Viviani” per 1-0.

Il tecnico Luca Tabbiani sarebbe nuovamente a rischio esonero. A decidere la sfida è stato l’attaccante Salvatore Caturano, alla mezz’ora del primo tempo, con un assist che è arrivato da Andrea Di Grazia, giocatore catanese.

Gli etnei perdono ancora, e lo fanno al termine di un match caratterizzato da parecchia sterilità in fase offensiva. A nulla sono serviti gli inserimenti, da parte di Tabbiani, di De Luca e Rocca prima (fuori Bocic e Zanellato) e di Deli e Dubickas dopo (con Sarao e Zammarini out).

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Il tabellino
POTENZA-CATANIA 1-0
POTENZA (3-4-1-2): Gasparini 6; Armini 6.5, Hristov 6.5, Monaco 6.5; Gyamfi 6.5, Saporiti 7 (37′ st Rossetti sv), Candellori 7, Hadziosmanovic 7; Di Grazia 7 (18′ st Steffè 6); Asencio 6 (16′ st Gagliano 6, 48′ st Volpe sv), Caturano 7. In panchina: Iacovino, Alastra, Maddaloni, Prezioso, Mata, Pace, Verrengia. Allenatore: Lerda 7.
CATANIA (4-3-3): Bethers 6; Rapisarda 5.5, Silvestri 5.5, Lorenzini 5.5, Mazzotta 5; Zammarini 5.5 (25′ st Deli 5.5) , Quaini 6 (37′ st Chiarella sv) , Zanellato 5.5 (1′ st Rocca 6); Chiricò 6, Sarao 5.5 (25′ st Dubickas 5.5), Bocic 5 (1′ st De Luca 6). In panchina: Toscano, Albertoni, Curado, Maffei, Bouah, Rizzo, Ladinetti, Castellini, Marsura. Allenatore: Tabbiani 5.5.
ARBITRO: Leone di Barletta 6.
RETI: 35′ pt Caturano.
NOTE: pomeriggio fresco. Ammoniti: Zanellato, Bocic, Rocca, Saporiti, Deli. Angoli: 2-4. Recupero: 2′; 5′.

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Cronaca

Niente acqua in Sicilia: è stato d’emergenza, arrivano i primi 20 milioni

A soffrire maggiormente sono i territori delle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani: le indicazioni di Musumeci

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Il Governo ha deliberato lo stato d’emergenza nazionale per 12 mesi, per la Sicilia. La proposta, partita dal ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, si riferisce alla situazione di grave deficit idrico in atto nel territorio dell’isola.

Deliberato anche un primo stanziamento di 20 milioni di euro per consentire alla Regione di far fronte all’attuazione degli immediati interventi. Nell’aprile scorso il governo siciliano ha chiesto al governo di fronteggiare la situazione di emergenza derivata proprio dalla grave crisi idrica in atto.

Periodo di siccità causato dalla scarsità di precipitazioni nelle ultime stagioni, oltre che per le temperature attualmente più alte della media.

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A soffrire maggiormente sono i territori delle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani. Un po’ meglio stanno Messina, Catania, Ragusa e Siracusa, ma la situazione è tutt’altro che rosea.

Della questione ha parlato il ministro Musumeci, che ha sottolineato che i 20 milioni rappresentano soltanto “un primo stanziamento, ed eltre risorse saranno rese disponibili man mano che la Regione procederà nei pagamenti. Ovviamente, gli interventi riguardanti il settore agricolo e quello delle infrastrutture idriche rientrano nelle competenze di altri ministeri, come abbiamo chiarito al presidente della Regione Schifani, che ha partecipato alla seduta del Governo”.

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Cronaca

Casteldaccia, nessun cedimento: “Operai giù senza mascherine”, aperta inchiesta

Le testimonianze dei quattro operai scampati alla strage. I vigili del fuoco hanno escluso l’ipotesi del cedimento strutturale del solaio

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Sarebbero scesi all’interno del tombino di Casteldaccia, senza mascherina. L’assenza delle condizioni di massima sicurezza, alla base della tragedia del Palermitano, dove cinque operai hanno perso la vita durante i lavori di manutenzione alla rete fognaria.

Dopo aver raggiunto il luogo della strage, Ambrogio Cartosio, a capo della Procura di Termini Imerese, ha aperto una inchiesta affidando le indagini alla polizia che ha interrogato il direttore dei lavori e il responsabile per la sicurezza dell’Amap, l’azienda appaltatrice.

LEGGI ANCHE: Casteldaccia, il tombino e la tragica “catena” della morte: la ricostruzione
LEGGI: Casteldaccia, ancora tragedia sul lavoro: morti 5 operai, i nomi

Gli inquirenti stanno acquisendo altri elementi nella sede della Quadrifoglio, a Partinico, e stanno sentendo diversi testimoni. Un operaio che stava facendo lavori di giardinaggio nell’azienda vinicola Duca di Salaparuta, che si trova a pochi metri dal luogo della strage, sostiene di avere sentito delle urla intorno a mezzogiorno e di essersi precipitato per capire cosa stesse succedendo. Tra l’orario indicato dal testimone e la chiamata al 112 però c’è un vuoto di 1 ora e 48 minuti.

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Si indaga dunque ad ampio spettro sulla dinamica e si raccolgono le testimonianze anche dei quattro operai scampati alla strage. I vigili del fuoco hanno escluso l’ipotesi del cedimento strutturale del solaio, che era stata indicata da alcuni dirigenti della Cgil che si sono precipitati a Casteldaccia.

“Ho visto i volti dei poveri operai, avevano un colore che mi ha fatto pensare a una intossicazione”, ha detto Nuccia Albano, assessore al Lavoro in Sicilia. Ma c’è una grande incognita: perché gli operai si sarebbero calati nella vasca senza mascherina e dispositivi di protezione?

“E’ una cosa assurda, l’odore era tale che non è comprensibile perché non si siano protetti”, commenta il presidente dell’Amap Alessandro Di Martino a Casteldaccia, dove è arrivato anche il sindaco della città metropolitana Roberto Lagalla. Con le lacrime agli occhi il prefetto, Massimo Mariani: “Sono qui perché si tratta di un evento tragico, non possiamo che esprime il nostro dolore”.

Alle famiglie delle vittime il mio profondo cordoglio, unitamente al sentimento di vicinanza verso il lavoratore che si trova attualmente nel reparto di rianimazione all’ospedale Policlinico di Palermo. Sia fatta piena luce su questa tragedia”, scrive su X la premier Giorgia Meloni.

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Cronaca

Casteldaccia, il tombino e la tragica “catena” della morte: la ricostruzione

Nella ditta “Quadifoglio” lavoravano sei dei sette operai coinvolti, e l’azienda operava per conto dell’Amap

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La tragica fine dei cinque operai sarebbe arrivata in sequenza. Avrebbero perso la vita, uno dopo l’altro, dopo essersi calati in un tombino dell’impianto fognario, i cinque operai al lavoro a Casteldaccia.

Secondo quel che è stato ricostruito, dopo il primo operaio – che era rimasto nel sottosuolo, senza riuscire più a risalire – gli altri avrebbero iniziato a calarsi per capire quel che stava accadendo. Dopo la discesa dei primi operai, l’ultimo ha lanciato l’allarme. E quando sono giunti i soccorsi, la tragedia è stata certificata.

LEGGI ANCHE: I NOMI delle vittime

Delle cinque persone morte, quattro sono operai della “Quadrifoglio” di Partinico, e fra loro anche il titolare della ditta. Il quinto operatore è un lavoratore interinale dell’Amap. Un’altra persona è ricoverata in ospedale, al Policlinico di Palermo, in gravi condizioni, mentre un settimo operaio – colui che ha lanciato l’allarme – è rimasto illeso.

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Nella ditta “Quadifoglio” lavoravano sei dei sette operai coinvolti, e l’azienda operava per conto dell’Amap. A corto di personale, la municipalizzata ha da anni esternalizzato alcuni servizi, e per questa ragione utilizzava operai di ditte esterne.

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Cronaca

Lacrime di gioia e battesimo per la piccola Maria, prima nata dopo 51 anni a Lampedusa

Nell’isola siciliana le donne non partoriscono per mancanza di strutture sanitarie adeguate: la gioia per la piccola Maria

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L’applauso è stato scrosciante per mamma Rita, che alla fine in lacrime ha salutato il battesimo della piccola Maria, la bimba nata a Lampedusa il 31 luglio 2021 dopo lo sbarco sull’isola. Si tratta della prima a nascere, dopo 51 anni, nell’isola siciliana, dove le donne non partoriscono per mancanza di strutture sanitarie adeguate.

I genitori della piccola, entrambi della Costa d’Avorio, erano arrivati sull’isola con un barcone partito dall’Africa. Nella chiesa di San Gerlando la celebrazione, nel corso della messa serale della domenica.

Lacrime di commozione per la mamma Rita, a cui sempre nella giornata di ieri è stata conferita la cittadinanza onoraria di Lampedusa, così come al papà della bimba: entrambi credenti e cattolici praticanti.

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