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La Salernitana non tira in porta, l’Inter domina il “testacoda” e continua a volare

La capolista è super nel primo tempo, archiviata la pratica con i granata nel giorno del debutto in panchina di Fabio Liverani

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Testacoda senza storia a San Siro dove l’Inter stende 4-0 la Salernitana. Alla capolista basta un primo tempo da sogno per archiviare la pratica schiantando i granata nel giorno del debutto in panchina di Fabio Liverani.

A segno Thuram, Lautaro Martinez e Dumfries. Nella ripresa Arnautovic cala il poker pochi secondi prima del triplice fischio finale. Inzaghi cambia gli esterni rispetto a Roma e schiera Carlos Augusto e Dumfries, panchina per Dimarco e Darmian. Un paio di legni clamorosi colpiti dall’Inter nei primi 7 minuti: Thuram centra il palo da pochi passi dopo una gran parata di Ochoa sul colpo di testa di Bastoni.

Il messicano si supera poco dopo anche su Barella, che si inserisce e controlla splendidamente un lancio dalle retrovie, ma si vede deviare dal portiere sulla traversa la conclusione a botta sicura.

Tante palle gol nitide create dai nerazzurri, oggi in completo arancione, quelle giuste arrivano prima del 20esimo quando la squadra di casa mette a segno un uno-due devastante con Carlos Augusto premiato come attore non protagonista: il brasiliano ex Monza sfonda sulla sinistra e serve a Thuram, libero a centro area, un pallone che non si può sprecare.

Poi, pochi secondi più tardi, l’esterno batte una rimessa laterale lunghissima servendo di fatto un altro assist a Lautaro Martinez che poi ci mette del suo quando salta il difensore e calcia a giro sul palo lontano dove Ochoa non può arrivare. Piove sul bagnato per la Salernitana che non si fa mai vedere dalle parti di Sommer e perde anche Boateng per un problema muscolare (dentro Maggiore). L’Inter continua a costruire e prima di andare a riposo arriva il tris. Lautaro trova un corridoio per servire Barella che innesca una carambola in area di rigore: Pasalidis tocca, Ochoa non trattiene e Dumfries a un metro dalla linea di porta è reattivo nell’insaccare in rete. Si abbassa l’intensità ma non cambia il copione nella ripresa.

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La Salernitana non riesce a fare un tiro in porta, la squadra di Inzaghi domina in lungo e in largo (impressionante il dato dei calci d’angolo, 18-0) e il tecnico nerazzurro pensa anche all’Atletico Madrid, fa riposare alcuni dei suoi titolari e concede i primi minuti al canadese Buchanan. Ochoa salva su Calhanoglu e De Vrij, poi Sanchez manca il quarto gol su suggerimento di Dumfries e Pavard manda alto in acrobazia. Prima della fine Arnautovic segna due volte: la prima viene annullata per fuorigioco, ma la seconda è buona e l’austriaco va subito a ringraziare Dumfries che impreziosisce anche con un assist la sua ottima partita. Finisce così, nella gioia dei 72mila di San Siro e con la Salernitana che torna a casa senza nessun motivo per sorridere.

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“Vergogna”: Pari nel derby col Messina, il Catania esce fra sonori fischi del Massimino

Il derby siciliano di Serie C si chiude sullo 0-0, e c’è delusione soprattutto per la tifoseria rossazzurra: fischi dai 17 mila presenti

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Clima che si riscalda, in casa Catania, dopo la serata amara al Massimino, con i rossazzurri che non sono riusciti a piegare il Messina. Il pareggio porta alla contestazione dei 17 mila tifosi presenti, esasperati da una prestazione opaca e dai soli tre punti ottenuti nelle ultime quattro gare.

Gli attaccanti, con Montalto in testa, sprecano troppe occasioni da gol, mostrando un evidente calo di forma rispetto all’inizio stagione.

Nel primo tempo, nonostante i tentativi di Anastasio, Montalto e Verna, il Catania fatica a trovare spazi contro un Messina ben chiuso in difesa. Le occasioni da gol sono scarse, e l’unica palla invitante del recupero viene mal sfruttata da Inglese.

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La ripresa offre un Catania più aggressivo: Carpani e Di Gennaro ci provano senza successo, mentre Montalto prosegue la sua giornata sfortunata con un altro errore clamoroso. Nemmeno la superiorità numerica, arrivata dopo l’espulsione di un giocatore messinese, riesce a fare la differenza: un’ennesima punizione di Montalto finisce lontana dalla porta.

Al 90’, su un assist da sinistra, Montalto cade a un metro dalla porta, concludendo la sua serata da incubo. Al triplice fischio, la squadra è costretta a un giro di campo sotto i fischi, con la tribuna che urla “vergogna”.

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Palermo, altro flop al Barbera: a vincere in extremis è il Cittadella

Quella del 90′ è una doccia gelata, per il Palermo, che al Renzo Barbera viene punito in extremis anche dal Cittadella. Il gol arriva nel finale con Pandolfi, e fa da preludio ad una valanga di fischi. Era un match (0-1 il finale) da vincere assolutamente per poter risvegliare sogni di alta classifica, ma i […]

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Quella del 90′ è una doccia gelata, per il Palermo, che al Renzo Barbera viene punito in extremis anche dal Cittadella. Il gol arriva nel finale con Pandolfi, e fa da preludio ad una valanga di fischi. Era un match (0-1 il finale) da vincere assolutamente per poter risvegliare sogni di alta classifica, ma i rosa hanno risposto nel peggiore dei modi possibili. Dal sogno all’incubo.

LA CRONACA. Il primo tempo inzia con una lunga fase di studio interrotta dagli ospiti, che si fanno pericolosi con Pandolfi. L’occasione è importante, ma ottima è la risposta di Desplanches. I rosa accendono i motori poco dopo, e ad inaugurare la serie di chance è Segre, ben servito da Verre.

Ottima partenza di Le Douaron come punta centrale, ma i palloni più ghiotti per il vantaggio sono tutti sui piedi di Insigne. Ed è incredibile la serie di conclusioni dell’attaccante rosa, che però pecca nella mira. Un tris di grandi occasioni capita nell’arco di appena tre minuti, fra il 26′ ed il 29′.

La pressione si affievolisce ad inizio ripresa, con il Palermo che si rifà sotto con Pierozzi: ottimo servizio di Le Douaron, pessima la botta alta. La risposta del Cittadella è firmata Amatucci, che in mezza rovesciata spedisce alto sulla traversa. Entra poi Brunori per Verre, e va ad affiancare per la prima volta il neoentrato Henry. Ma la sorpresa arriva sull’altra metà campo, quando allo scoccare del 90′ Pandolfi trova un’incredibile conclusione da posizione defilata, battendo Desplanches sotto l’incrocio.

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Multimedia

La parabola di Adriano, Imperatore dell’Inter: ubriaco nelle favelas – il VIDEO

Il tramonto di una carriera brillante: un video virale sui social mostra oggi l’ex interista piedi nudi e birra in mano nelle favelas

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Un bicchiere di birra in una mano, uno smartphone nell’altra, piedi nudi sull’asfalto. Questa è l’immagine attuale di Adriano Leite Ribeiro, noto come l’Imperatore. L’ex stella dell’Inter e della Nazionale brasiliana, con un mancino invidiabile e un talento sconfinato, ha lasciato il calcio nel 2016, ma oggi appare ben lontano dal mondo del pallone e dalla vita lussuosa a cui tutti aveva abituato.

Un video virale su TikTok mostra Adriano, circondato da amici e visibilmente in stato di ebrezza, mentre trascorre le sue giornate lontano dai riflettori, tra birra, sigarette e momenti di apparente tranquillità.

L’immagine che emerge è quella di un uomo che ha rinunciato alle aspettative e ai sacrifici di un tempo, abbandonandosi a una routine di degrado. Adriano ha avuto un rapporto complicato con l’alcol e le tentazioni già durante la carriera.

Le sue gesta calcistiche hanno entusiasmato i tifosi di Inter, Fiorentina, Parma e Roma, ma il talento naturale non è stato sufficiente a salvarlo dagli eccessi. La sua parabola discendente lascia l’amaro in bocca. A otto anni dalla sua ultima partita, Adriano è lontano dai palcoscenici sportivi, ma si trova fra le strade del Brasile, accompagnato da un fisico trascurato. Da potenziale leggenda a spettatore di se stesso, insomma. Ecco le immagini pubblicate sui social:

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Sport

Riecco Castellanos, si scatena la Lazio: cinquina sul campo del Como

Un successo che permette ai capitolini di portarsi al terzo posto a quota 19 punti

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Brilla ancora la Lazio nel segno del “Taty” Castellanos che torna a segnare dopo un mese e mezzo dall’ultima volta e, con una doppietta, è protagonista nell’1-5 biancoceleste sul campo di un Como mai domo. Un successo che permette ai capitolini di portarsi al terzo posto a quota 19 punti, in compagnia di Atalanta e Fiorentina. Pesante, invece, il ko casalingo per i lariani di Fabregas.

Il tecnico spagnolo conferma Cutrone con il trio Strefezza-Paz-Fadera alle sue spalle, mentre Baroni deve ancora fare a meno di Zaccagni, a cui si è aggiunta l’assenza di Rovella: in campo Noslin e Vecino. Inoltre, prima da titolare in campionato per Pedro, con Dia che parte dalla panchina.

I biancocelesti provano da subito a imporre il proprio ritmo e a pungere con Castellanos dopo pochi minuti. L’argentino è protagonista prima della mezz’ora con una sponda di testa che trova il tocco di mano di Dossena: Pairetto assegna il rigore ai biancocelesti dopo l’on-field review.

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Dal dischetto va proprio Castellanos, che realizza calciando all’incrocio. Il Como subisce il contraccolpo e la Lazio ne approfitta con il solito Tavares che al 31′ serve l’assist a Pedro, che batte un non perfetto Audero. Il Como si vede solo nel finale di tempo con la sponda di Dossena che per un soffio non trova Goldaniga, anticipato da Provedel.

Al rientro dall’intervallo, Fabregas inserisce Da Cunha per Fadera e la squadra di casa cambia volto, guadagnando metri e accorciando al 53′ con la splendida rovesciata di Mazzitelli, con il pallone che scavalca Provedel e bacia il palo interno, prima di insaccarsi in rete. L’ingenuità di Braunoder, che al 62′ commette un secondo fallo da ammonizione lasciando i suoi in dieci, sembra interrompere l’inerzia a favore del Como, ma tre minuti più tardi è troppo irruento anche Tavares, che si merita a sua volta il secondo giallo e ristabilisce la parità numerica.

Al 72′ Patric prova a mettere in ghiaccio la partita realizzando il terzo gol biancoceleste insaccando sul secondo palo dopo una spizzata di Dia sull’angolo battuto da Pedro. Cutrone prova a riaprire vestendo i panni dell’uomo assist, ma prima Engelhardt e poi Cerri sprecano tutto mandando sul fondo da posizione centrale con la porta spalancata.

All’81’, Castellanos batte Audero in uscita sfruttando l’assist di Dia, mentre nel recupero è Tchaouna siglare l’1-5 finale, che permette alla Lazio di rimanere a -2 dal secondo posto occupato dall’Inter, mentre il Como, nonostante la buona prova complessiva, conserva appena un punto di vantaggio sulla zona retrocessione. (foto Ipa agency-Italpress)

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