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“Ho visto le persone felici, ed ero invidioso”: le parole del killer di Assago al pm

“Ho visto le persone felici, ed ero invidioso”. Poi il raptus e l’omicidio. Le parole del killer del centro commerciale di Assago – LEGGI

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L’accusa è quella di omicidio e tentato omicidio plurimo per Andrea Tombolini, il 46enne disoccupato che nel tardo pomeriggio di giovedì ha accoltellato cinque persone in un centro commerciale di Assago.

Nell’hinterland milanese una persona è morta, e ne sono state ferite gravemente altre quattro. A contestare i reati è il pm di Milano Paolo Storari, che ha da poco cominciato a interrogare l’uomo che, secondo gli inquirenti, ha gravi problemi psichici. (👇 👇 continua sotto 👇👇)
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L’interrogatorio è videoregistrato. Tombolini ha un ricovero nel reparto di psichiatria alle spalle e un ritorno in ospedale lo scorso 18 ottobre per essersi auto inferto ferite al volto e al cranio colpendosi a pugni da solo. Le persone ferite non sarebbero in pericolo di vita.

“Pensavo di star male, di essere ammalato. Ho visto tutte quelle persone felici, che stavano bene, e ho provato invidia“. Queste le parole, in sintesi, di Tombolini al pm di Milano Paolo Storari che lo ha arrestato, con le accuse di omicidio e tentato omicidio plurimo. Nelle prossime ore il pm inoltrerà la richiesta di convalida dell’arresto del 46enne, che era in cura per problemi mentali, e si trova ora piantonato all’ospedale San Paolo nel reparto di Psichiatria.

La Procura di Milano ha suggerito a Carrefour di ritirare dagli scaffali di tutti i suoi supermercati italiani i coltelli in vendita. Un invito, secondo quanto si apprende in ambienti giudiziari milanesi, per il timore di eventuali episodi di emulazione.

È stato fermato e disarmato dall’ex calciatore dell’Inter Massimo Tarantino il 46enne che nel tardo pomeriggio di giovedì ha accoltellato le persone che facevano la spesa al Carrefour. “Urlava, urlava e basta”, dice alle numerose telecamere delle televisioni l’ex giocatore, ora dirigente sportivo. “Io eroe? Non ho fatto niente…”.
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Tragedia a Cosenza: crolla tetto del capannone in cui lavora, 26enne precipita da 10 metri e muore

Il giovane stava lavorando in un capannone a Mandatoriccio: indagini in corso sulle cause dell’incidente

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Un grave incidente sul lavoro si è verificato a Mandatoriccio, in provincia di Cosenza, dove Maicol Affatato, un operaio di 26 anni, ha perso la vita mentre era impegnato in un intervento su un capannone industriale.

La tragedia è avvenuta quando una parte del tetto dello stabile ha improvvisamente ceduto, facendo precipitare il giovane da un’altezza di almeno 10 metri.

Durante la caduta, il 26enne ha battuto violentemente la testa, riportando traumi fatali. Nonostante l’intervento immediato degli operatori del Suem 118 e l’arrivo di un elisoccorso, per il giovane non c’è stato nulla da fare. I soccorsi, pur tempestivi, si sono rivelati inutili.

Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i carabinieri, che stanno effettuando i rilievi per chiarire la dinamica dell’accaduto.

Sotto shock Mandatoriccio, mentre adesso si attende di conoscere i risultati delle indagini per accertare eventuali responsabilità: al momento, si lavora per capire se siano state rispettate tutte le norme di sicurezza sul lavoro.

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Codice strada, guida sotto effetto di stupefacenti: Cassazione “boccia” riforma Salvini per i “falsi”

I giudici chiedono maggiore rigore: non basta un test positivo, serve la prova dell’incapacità alla guida

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La Corte di Cassazione ha messo in discussione alcuni aspetti della riforma Salvini del 2024 sul reato di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

La riforma prevede l’incriminazione penale di chiunque risulti positivo a un test antidroga, senza verificare se il conducente sia effettivamente incapace di guidare. Una recente sentenza, però, ha stabilito che questa misura rischia di essere imprecisa e ingiusta, evidenziando il problema dei falsi positivi.

Secondo la Cassazione, il solo esame delle urine, spesso utilizzato nei controlli, non è affidabile. Questo tipo di test rileva la presenza di sostanze anche molto tempo dopo l’assunzione, senza dimostrare un’alterazione psicofisica attuale. Al contrario, l’esame del sangue è ritenuto più attendibile per accertare se il conducente sia sotto l’effetto di droghe al momento del controllo.

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La riforma Salvini ha destato preoccupazioni soprattutto tra chi utilizza farmaci a base di sostanze psicotrope o ha consumato droghe giorni prima del test. In questi casi, una positività non implica necessariamente pericolosità alla guida. La Cassazione ha quindi ribadito l’importanza di una valutazione globale dello stato del conducente.

LEGGI ANCHE: Patente sospesa anche per una Tachipirina? “Potrebbe accadere”

Oltre agli esami tossicologici, le forze dell’ordine devono osservare elementi come coordinazione dei movimenti, eloquio e stato emotivo per accertare l’alterazione delle capacità. Questo approccio permette di individuare i comportamenti realmente pericolosi, evitando di penalizzare chi non costituisce un rischio per la sicurezza stradale.

La sentenza della Cassazione, pur riferendosi a fatti accaduti prima della riforma, di fatto ne corregge alcune criticità. Non basta un test positivo per accusare un automobilista: serve una prova concreta che dimostri l’incapacità alla guida.

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Bimbo morto a 3 anni: indagato uno dei genitori con l’accusa di omicidio

Il piccolo residente a Brunico è morto il 26 dicembre scorso in ospedale. Si attende l’esito dell’autopsia

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Omicidio volontario. La Procura di Bolzano indaga per questa ipotesi di reato in presenza di maltrattamenti dopo la morte di un bambino di 3 anni residente a Brunico. Il piccolo è morto lo scorso 26 dicembre in ospedale, dove era stato ricoverato tre giorni prima.

Il personale medico aveva fin da subito segnalato la presenza di numerosi lividi ed ematomi sul corpicino, ipotizzando che il bimbo potesse essere stato vittima di maltrattamenti e che le gravi lesioni cerebrali riscontrate fossero conseguenza di atti dolosi. A essere stato iscritto nel registro degli indagati è uno dei genitori del piccolo.

Attesa per l’esito dell’autopsia

L’iscrizione si è resa necessaria anche per disporre l’autopsia. L’accertamento autoptico si è svolto il 30 dicembre presso l’ospedale di Bolzano. “Allo stato attuale l’esito dell’autopsia non è ancora prevenuto, essendosi la patologa incaricata riservata di presentare le proprie valutazioni entro 60 giorni dall’incarico. Da una prima e superficiale valutazione non sono emersi elementi a conferma dell’ipotesi investigativa, ma non si possono escludere, allo stato, azioni di natura dolosa. Vige, in ogni caso, il principio di innocenza”, comunica la Procura bolzanina.

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Travolto da un albero che stava tagliando, morto boscaiolo colpito alla testa

La vittima aveva 51 anni, la procura apre un’inchiesta

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Tragedia del lavoro a Rotella, in provincia di Ascoli. Un uomo di 51 anni, Emanuele Vagnoni, è morto mentre stava tagliando alcuni alberi quando all’improvviso uno di questi gli è caduto addosso colpendolo alla testa.

L’uomo era titolare di una ditta di trasporti di Comunanza impegnata anche nell’industria boschiva. L’incidente è avvenuto ieri pomeriggio in contrada Capradosso, in un appezzamento privato a pochi passi dall’abitato.

I testimoni raccontano che un gruppo di boscaioli era da qualche giorno in zona per abbattere degli alberi. A un tratto il rumore delle motoseghe si è fermato e dopo poco hanno sentito le sirene delle ambulanze e dei vigili del fuoco.

I soccorritori hanno potuto solo constatare il decesso dell’uomo. Il colpo non gli ha lasciato scampo.

Aperta un’inchiesta

La procura ascolana ha aperto un fascicolo sull’accaduto. Gli accertamenti sono stati effettuati dai carabinieri e dal personale del servizio per la prevenzione e sicurezza sul lavoro dell’Ast ascolana, al fine di ricostruire la dinamica del tragico incidente. La salma di Vagnoni è stata trasportata all’obitorio dell’ospedale Mazzoni di Ascoli a disposizione dell’autorità giudiziaria.    

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