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News e Focus

“La bufala dei 45 gradi”, Giuliacci s’arrabbia quasi: “No, il mondo non finirà”

Il colonnello non crede a quanti dicono che quella di quest’anno possa essere definita estate da “caldo record”

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“Anche se luglio, e non lo diventerà, sarà il più caldo di sempre e fosse così anche agosto, facendo la media dei tre mesi non verrebbe fuori assolutamente l’estate più calda di sempre“.

Alla fine, Mario Giuliacci, l’esperto meteorologo, si arrabbia quasi. Non crede a quanti dicono che quella di quest’anno possa essere definita estate da “caldo record”. “Allarmismo senza alcun fondamento”, dice nel corso di un’intervista.

Quella dei “40-45 gradi annunciati qua e là” sarebbe dunque, “una grande bufala”. “Se davvero fossero stati i valori reali e costanti sarebbe stata una strage di anziani, un’ecatombe”, spiega l’esperto. “Al Nord invece siamo arrivati a 35, a Firenze e Perugia 36-37. L’unica città del centro in cui in queste ore potremmo arrivare effettivamente a 40 è Roma“, aggiunge. “Discorso a parte per certe zone della Sardegna e della Sicilia. Me lo lasci dire: ormai siamo allo stupidario meteorologico”.

Secondo Giuliacci, dunque, sarebbe un’insieme di informazioni fasulle quelle che portano alle previsioni di oltre 45 gradi in alcune zone. “Una bufala che parte da un rapporto dell’Agenzia spaziale europea che il 13 luglio, attenzione, ha effettivamente rilevato temperature superficiali di 47-48 gradi nelle ore centrali”, racconta Giuliacci,”ma si tratta appunto di temperature prese al suolo, che non c’entrano niente con quelle dell’aria, altrimenti sarebbe stato da titolare sì sulla fine del mondo”.

Di norma, infatti, la temperatura va misurata a 2 metri d’altezza, all’ombra, con una distanza di almeno 5 metri dalle abitazioni e possibilmente al di sopra di un prato.”Se uno mette la mano sull’asfalto di gradi ne sente anche 60, 70, ma quella non è meteorologia – dice il colonnello – come quelli che mostrano le colonnine attaccate alle farmacie o addirittura i gradi rilevati dalla macchina, ma dai…”.

Giuliacci ce l’ha anche… con i nomi assegnati, fra Caronte, Cerbero e compagnia. “L’anticiclone africano – spiega – è sempre lo stesso. È come se io Mario vado a Roma e mi chiamano Giuseppe. Si sono inventati anche questo: tutto fa scena ormai. Io non potrei mai adattarmi a questa moda, ne andrebbe della mia professionalità e della mia credibilità”. “Niente cinquanta gradi, nessuna fine del mondo, non finirà quest’estate, ve lo assicuro”, chiosa il colonnello.

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Sta dormendo, ma sprofonda con il letto al piano di sotto: dramma a Roma

L’incredibile incidente nel quartiere Africano: la donna è stata ricoverata in codice rosso, con alcune fratture. Ecco cos’è successo

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Si trovava normalmente a letto. E stava, come sempre a quell’ora, dormendo. Improvvisamente, il solaio ha ceduto e la sfortunata protagonista dei fatti è letteralmente sprofondata al piano di sotto.

Si tratta di una vera e propria tragedia sfiorata, nella tarda serata di ieri, in un palazzo di viale Eritrea, nel quartiere Africano a Roma. A precipitare al piano di sotto, per il crollo del solaio, è stata una donna di 76 anni. La sfortunata vittima è caduta con tutto il letto al piano di sotto, dove – secondo quanto è poi trapelato – ci sarebbero stati nei giorni scorsi dei lavori di ristrutturazione.

Dopo l’incidente sul posto sono giunti i vigili del fuoco, polizia, carabinieri e polizia locale. Nel piano sottostante non c’era nessuno al momento del crollo, ma per sicurezza l’intero stabile di viale Eritrea è stato evacuato. Sotto sequestro i due appartamenti interessati: sesto e settimo piano ora sotto sequestro per accertamenti.

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Come è stato poi successivamente appurato, il materasso avrebbe attutito il colpo. Alla fine, la donna è rimasta ferita ed è stata portata in ospedale in codice rosso con alcuni traumi. Per lei, solo alcune fratture al braccio destro.

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Turetta incontra i genitori: “Pagherò fino alla fine, so che non mi perdonerete”

L’incontro fra il giovane che ha ucciso Giulia Cecchettin ed i propri familiari: le parole durante la “prima volta” in carcere

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Sono pur sempre il papà e la mamma, ed hanno scelto assieme di “non abbandonarlo”. Quel ragazzo, fino ad un mese fa, veniva da loro considerato un “figlio perfetto”, ma si è poi dimostrato capace di un terribile femminicidio.

I genitori di Filippo Turetta, alla fine, hanno deciso che era giunto il momento di incontrarlo, dopo avere “saltato” la prima occasione. La prima volta – dopo il delitto di Giulia Cecchettin – è avvenuta nel carcere di Verona, dove è detenuto da otto giorni. Nicola Turetta ed Elisabetta Martini sono entrati nell’istituto penitenziario nella giornata di ieri ed hanno parlato con il figlio per circa un’ora.

Hanno pianto, si sono abbracciati e l’ex studente di ingegneria biomedica ha ripetuto parole già usate davanti ai magistrati: “Devo pagare tutto fino alla fine, ho fatto qualcosa di terribile, ho perso la testa, ma non volevo e so che non potrete mai perdonarmi”.

LEGGI ANCHE: Omicidio Giulia, interrogatorio Turetta: “M’è scattato qualcosa in testa”

I due hanno lasciato poi il carcere in lacrime, ringraziando gli agenti della polizia penitenziaria per il loro lavoro di custodia, e hanno promesso al figlio che torneranno.

Le indagini, intanto, proseguono, anche se chi sta indagando ritiene esaustivo l’interrogatorio di nove ore reso da Turetta due giorni fa. Al momento non ne sono stati programmati altri per ora. Il 21enne aveva sostenuto di “avere perso la testa” l’11 novembre scorso, quando Giulia gli aveva ribadito che non c’era spazio per riallacciare una relazione e che doveva smetterla di seguirla e ricattarla psicologicamente. Lui ha detto che era “ossessionato” da lei.

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Bambine di 10 e 12 anni ladre d’appartamento: l’intervento della polizia

All’inizio le due “piccole” hanno cercato di negare l’evidenza, poi hanno consegnato gli strumenti alle forze dell’ordine

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Sono state fermate dalla polizia, ed hanno appena 10 e 12 anni. Si tratta di due bambine che gli agenti, a Milano, hanno sorpreso mentre cercavano di scassinare la porta di ingresso di uno stabile.

Le bambine erano già note alle forze dell’ordine che le hanno seguite dalla stazione di Busto Arsizio fino al centro città, avendo notato che le due camminavano sole. La bambina di 12 anni era già nota alla polizia per furti in appartamenti. Colte in flagrante, all’inizio le due hanno cercato di negare l’evidenza, poi hanno consegnato gli strumenti che avevano per compiere i furti e sono state accompagnante in questura.

È a questo punto che la più grande è stata trovata nel sistema delle forze dell’ordine, con nomi e date di nascita diversi. Le due bambine, di etnia rom, hanno poi fornito un contatto da chiamare, che non apparteneva però ai genitori.

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La donna dall’altra parte della cornetta ha risposto dicendo che avrebbe mandato un avvocato di fiducia, che ha preso le due in affidamento. Per l’età inferiore ai 14 anni le due bambine non sono imputabili.

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Aggressione a colpi di martello: un morto e due feriti a Parigi

La vittima dell’aggressione è stata trovata in arresto cardiorespiratorio sul ponte Bir-Hakeim, poco prima delle 22

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È accaduto tutto nella tarda serata di ieri, sabato 2 dicembre, a Parigi. Un ragazzo francese di 26 anni – di origine iraniana – ha ucciso un turista tedesco-filippino di 23 anni. La tragedia si è consumata nel 15° arrondissent e ci sono anche due feriti, tra cui un inglese di 66 anni.

Il giovane era schedato con la “S” per islamismo radicale, e avrebbe detto alle forze dell’ordine, che lo hanno arrestato, che non sopportava “che gli arabi fossero uccisi nel mondo” e voleva morire da martire. L’uomo, che soffrirerebbe di disturbi psichiatrici, era stato condannato nel 2016 per aver tentato un altro attacco, secondo quanto affermato dal ministro dell’Interno francese, Gérard Darmanin.

La vittima dell’aggressione – scrive Le Parisien – è stata trovata in arresto cardiorespiratorio sul ponte Bir-Hakeim, poco prima delle 22. È morta per una ferita da coltello alla schiena e alla spalla. Poi, una seconda persona è stata ferita alla testa con un martello ed è stata soccorsa dai vigili del fuoco.

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Quando è stato arrestato, il 26enne ha minacciato la polizia con lo stesso martello e ha gridato “Allah Akbar”. La polizia ha poi utilizzato due volte una pistola a impulsi elettrici per immobilizzare l’aggressore, arrestato in Avenue du Parc de Passy.

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