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News e Focus

Ragazzo di 15 anni pestato al “Beccaria” di Milano: le immagini e l’inchiesta

Emergono i fotogrammi delle violenze riprese dalle telecamere interne: l’episodio è avvenuto l’8 marzo scorso

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La “scena cruenta” è venuta a galla da una annotazione dello scorso 15 marzo. L’inchiesta è quella della Procura di Milano su torture e maltrattamenti nel carcere minorile Beccaria. Una settimana fa sono finiti in carcere 13 agenti e otto colleghi sono stati sospesi.

I fatti si riferiscono ad un pestaggio su un detenuto di 15 anni, con i fotogrammi delle violenze riprese dalle telecamere interne. L’episodio, in particolare, è avvenuto l’8 marzo scorso.

Il 15enne, quel giorno – dopo essersi procurato tagli “sulle braccia” – sarebbe stato prima “condotto fuori dalla cella” da quattro agenti e poi trascinato per le scale, “tirandolo anche dal braccio sanguinante”, da uno di loro. Due degli agenti, poi, stando alle imputazioni, lo avrebbero spinto “contro il muro” e colpito “ripetutamente alla testa e al torace” fino a “farlo cadere a terra”. (continua sotto la foto)

A quel punto uno degli agenti lo avrebbe colpito, quando era a terra, “con numerosi calci”. Nell’informativa, agli atti dell’inchiesta dell’aggiunto Letizia Mannella e dei pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena e condotta anche della Squadra mobile, vengono ricostruite immagine per immagine le fasi delle presunte violenze e si legge che quei quattro agenti erano “in abiti civili”, ossia senza divise.

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L’annotazione si basa sui “video tratti dal sistema di videosorveglianza” e mostra che verso le 18:57 gli “agenti conducono fuori dalla camera il detenuto”, che si “oppone all’accompagnamento”. Sono “nitidamente visibili alcune lesioni da taglio sanguinanti al braccio sinistro”. Gli investigatori segnalano i nomi dei quattro agenti, poi arrestati o sospesi. Verso le 19:10, le telecamere riprendono il 15enne che torna verso la cella con una fasciatura al braccio, dopo essere stato medicato in infermeria. Prima, però, dopo che il ragazzo è stato portato fuori dalla cella, c’è “una sequenza di immagini da cui si coglie” che uno degli agenti lo “sbatte al muro, gli dà uno schiaffo”, mentre lo “trascina e sbilancia con la mano destra”. Il 15enne “cade a terra” e l’agente “insiste con un calcio sferrato con il piede sinistro”. (continua sotto la foto)

Un altro degli agenti poco dopo “si occuperà – si legge – di approntare il vitto per i ragazzi del gruppo”. Operazione in cui verrà “aiutato dai ragazzi” detenuti. Pure un’altra telecamera, si precisa nell’annotazione, ricostruisce “inequivocabilmente” il momento in cui l’agente “scaglia” il 15enne contro il muro e “gli sferra uno schiaffone”. La scena “cruenta”, tra l’altro, viene “visualizzata parzialmente anche” da una telecamera vicino all’infermeria: si vede “un materasso posizionato a terra” su cui il ragazzo “cade”.

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Intanto, oltre alle otto vittime accertate nell’ordinanza, le indagini si concentrano su altre presunte violenze (una decina i detenuti che saranno ascoltati) e pure sulle sospette omissioni e coperture di personale sanitario, educativo e dei vertici della struttura, tanto che sono indagate le due ex direttrici.

Come persone informate sui fatti sono stati sentiti anche don Gino Rigoldi e don Claudio Burgio, ex ed attuale cappellano del carcere minorile. Lunedì, infine, davanti al gip Stefania Donadeo, ha parlato anche per quasi due ore, cercando di difendersi, l’ex comandante della Polizia penitenziaria Francesco Ferone, sospeso e accusato di aver falsificato le relazioni.

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Terrore in aereo: l’atterraggio, poi esplode incendio: evacuazione d’emergenza – VIDEO

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I fatti si sono verificati il lunedì di due settimane fa, 6 maggio, ma i video diffusi nelle scorse ore dalle telecamere

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Attimi di vero e proprio terrore, per i 189 passeggeri dell’equipaggio di un Airbus A321neo regolarmente atterrato all’aeroporto di Seattle. Quando il mezzo ha raggiunto la zona in cui sarebbero dovute iniziare le operazioni di discesa a terra dei presenti, infatti, il velivolo ha preso fuoco nella parte anteriore, costringendo hostess e stewards ad attuare un piano di evacuazione di emergenza.

I fatti si sono verificati il lunedì di due settimane fa, 6 maggio, ma i video diffusi nelle scorse ore dalle telecamere dell’aeroporto internazionale di Seattle-Tacoma stanno facendo solo ora il giro del web.

Dopo l’atterraggio da Cancun, in Messico, la situazione sembrava totalmente sotto controllo: il velivolo ha raggiunto l’area di stazionamento, e il personale di bordo si è occupato di svolgere le consuete operazioni di routine.

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Al mezzo era appena stato agganciato il nastro trasportatore per lo scarico delle valigie quando si è sviluppato in modo rapido un incendio nella parte anteriore: proprio sotto la cabina di pilotaggio, infatti, si possono notare chiaramente delle fiamme da cui si origina un denso e scuro fumo. Hostess e stewards hanno reagito prontamente, attivando le procedure per l’evacuazione rapida del velivolo. Il video:

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Morte della vigilessa 33enne, “colpo non partito accidentalmente”: un fermo per omicidio

L’uomo avrebbe inizialmente parlato di un colpo partito accidentalmente durante le operazioni di pulizia dell’arma

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I carabinieri di Bologna, coordinati dalla Procura, hanno sottoposto a fermo per omicidio volontario Giampiero Gualandi, 63 anni, accusato di aver assassinato Sofia Stefani, 33enne ex collega vigilessa uccisa da un colpo di pistola alla testa al comando di Anzola Emilia (Bologna), sparato dall’arma di ordinanza dell’uomo.

Il 63enne nell’interrogatorio si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. In una prima versione non a verbale, Gualandi – ex comandante e attualmente in servizio nel corpo – avrebbe parlato di un colpo partito accidentalmente durante le operazioni di pulizia dell’arma di ordinanza.

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Una versione che non ha convinto gli inquirenti. Si indaga per capire di che natura fosse il loro rapporto tra la 33enne ex vigilessa e il 63enne e perché la donna, che risultava essere stata congedata dai vigili, si trovasse a incontrare Gualandi negli uffici del comando.

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I genitori la lasciano nella vasca da bagno, lei annega: la piccola muore a tre anni

Quando la mamma è tornata, ha trovato la figlia priva di sensi ma ormai era troppo tardi: i dettagli

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Una terribile tragedia, in Galles, dove una bimba piccola, di appena 3 anni, ha perso la vita nella vasca da bagno di casa. Ancora in corso le indagini sull’accaduto, con i genitori che rischiano di essere accusati per abbandono.

Come è emerso, la piccola è stata lasciata sola nel bagno di casa per circa mezz’ora. Il rubinetto della vasca in cui i genitori stavano facendo il bagnetto è rimasto aperto per gioco dalla piccola, e lei ha perso la vita, annegando.

Quando la mamma è tornata, ha trovato la figlia priva di sensi ma ormai era troppo tardi, e quando sono arrivati i medici è stata dichiararla morta nel giro di circa un’ora.

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Le autorità gallesi hanno confermato che la morte di Iris-Mae è stata un incidente e che i suoi genitori hanno mancato al loro dovere in quanto la bambina non stava bene e non avrebbe dovuto essere lasciata sola.

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Sposa la donna che ama, poi l’incredibile scoperta: in realtà è un uomo

Una incredibile storia, che arriva dall’Indonesia, e che si è rivelata soltanto una truffa: ecco cosa è successo

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L’incredibile scoperta è avvenuta dopo pochissimi giorni di matrimonio. Un giovane di 26 anni ha scoperto, dopo il giorno del “sì”, che in realtà la moglie era… un uomo.

Una incredibile storia, che arriva dall’Indonesia, e che si è rivelata soltanto una truffa. Dopo avere conosciuto quella che a lui sembrava “la donna della vita”, quella dei sogni, il ragazzo ha deciso di accelerare per incontrarla e sposarla.

E il matrimonio è andato in scena in breve tempo. Pochissimi gli invitati, tutti parenti ed amici del ragazzo, in quanto la moglie ha spiegato di non aver nessuno da invitare, anche a causa di vari problemi familiari, soprattutto dal punto di vista economico.

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Pochi giorni dopo le nozze, tuttavia, i primi dubbi, quando il ragazzo si è reso conto che la moglie rifiutava qualsiasi forma di intimità. Così si è arrivati alla incredibile verità: la “donna” in questione era in realtà un uomo.

Per gli appuntamenti, il truffatore indossava sempre un velo o un hijab, ed anche la voce, piuttosto femminile, ha contribuito a confondere le acque. Le nozze si erano svolte dopo che il truffatore alla dote di 5 grammi d’oro, aveva chiesto una gran quantità di denaro al giovane marito. Dopo i fatti, la denuncia, e adesso il rischio per l’uomo è di una condanna a 4 anni di carcere per truffa ed estorsione.

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